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Corsica Gravel: L’essenza del Viaggio in Bicicletta

Corsica Gravel: L’essenza del Viaggio in Bicicletta

Sabato 9 novembre, Latte di Ventimiglia, ore 18: accendiamo le luci poiché ormai è buio. Ha così inizio il nostro viaggio. Direzione Nizza dove ci aspetta un traghetto per la Corsica.

Potrebbe sembrare strano ai più cominciare un viaggio in bicicletta in un tardo pomeriggio di novembre, ben dopo il tramonto. Ma è così. Occorre sfruttare ogni ora, ogni minuto sottratti al lavoro, alla famiglia, agli impegni della vita quotidiana.

Il perché di quella meta non lo so. Forse nella nostra mente quell’isola nel mese di novembre rappresentava un piccolo angolo di terra selvaggia, abbandonata dai turisti rumorosi.

O forse in fondo contava solo partire, viaggiare.

 

 

Ancoriamo saldamente le nostre due biciclette ad un grosso montante nella pancia della nave, poiché, in fondo, loro sono tutto ciò che abbiamo e quanto di più importante per la riuscita del viaggio. Sono loro che ci trasporteranno in questa avventura e sono loro che si faranno carico di quei pochi e fondamentali bagagli che ci portiamo dietro. Bagaglio: parola chiave per chi viaggia in bicicletta. Quando viaggi in bici devi essere leggero nel corpo e nella mente. Devi lasciare a casa quanto più possibile, oggetti e pensieri, proteso solo a risolvere i problemi del qui ed ora, concentrato sulla tua istantanea sopravvivenza.

La Corsica per un’intera settimana si è mostrata in tutta la sua selvaggia bellezza, ben oltre le nostre migliori aspettative. La natura ci ha temprati, guariti e incantati. Ma anche messo alla prova noi e i nostri mezzi con le sue strade sterrate, la sua macchia impenetrabile, i pascoli da attraversare, i guadi profondi, il fango e la sabbia insormontabili ed il freddo pungente delle sue montagne.

Potrei dilungarmi a raccontare una o l’altra tappa, quel vertiginoso passo di montagna o quel tratto di costa al tramonto. Ma sono cose che Voi già conoscete. Vorrei invece sfruttare queste poche righe per porre in luce la bicicletta stessa. Quello  che non sappiamo, o che forse facciamo finta di non sapere, è che la velocità della bici è quanto di più sincrono ci sia col concetto di viaggio. Viaggiare in bicicletta non ha nulla a che vedere con tutte le altre “forme di pedalata”. Sicuramente non ha nulla a che vedere con il mondo delle competizioni e l’agonismo.

E’ semplicemente il miglior modo per conoscere se stessi e l’ambiente che ci circonda. E’ l’essenza del viaggio. Il suo passo cadenzato, la sua andatura lenta, inseriti nel ritmo del giorno regolato dal sole, fondamentale con la sua luce e il suo tepore per pedalare bene, sono quanto di più adatto alla vita e al benessere dell’uomo. Il nostro corpo e la nostra mente in tale condizione avevano molto più vigore per superare qualunque ostacolo e per questo, ogni volta che si presentava un bivio, abbiamo sempre optato con entusiasmo per la strada più avventurosa, più impervia, più gravel.

La bici , nel mio caso una Bianchi Arcadex vestita nel suo classico celeste, un po’ come la piccola Momo del romanzo di Ende, ci ha insegnato a riconquistare tutto il tempo che ci è stato trafugato dalla frenesia della quotidianità per destinarlo a noi e alla nostra esperienza.

Due amici, due biciclette e due tende: davanti a noi le strade deserte della Corsica. Giornate che rimarranno impresse nella mia mente per sempre.

Diego Novara